UN ISTANTE PRIMA
Com'è cambiato il terrorismo
fondamentalista in Europa dieci anni dopo l'11 settembre.
Il racconto di un magistrato in prima
linea.
Stefano Dambruoso, Vincenzo R. Spagnolo
Mondadori, 2011 pagg. 206 € 17,50
Il magistrato più attivo in Italia contro
il terrorismo ha affidato al giornalista di inchiesta le proprie considerazioni
maturate da una lunga esperienza di indagini e di osservazione del fenomeno del
terrorismo attraverso le azioni e le storie degli attentatori. Personaggi che
hanno tracce di un'esistenza costruita sull'odio maturato in contesti di vita
di abbandono e di frustrazioni mai affrontati. Storie di identificazioni con
ideali e idoli del male, progetti di indiscussi teoremi che percorrono
l'obiettivo della distruzione del diverso da sè anche attraverso il prezzo
dell'autodistruzione.
Queste vite sono intrappolate in una
dipendenza assoluta?
Vittime di una dipendenza senza possibilità
di trattativa da un gruppo o da un'illusione di appartenenza dettata da una
solitidine interiore mai colmata?
Uomini dalla storia infantile carente di
cure e donne con l'odio spostato dalla figura del padre alla diversità
dell'altro. Persone che non si sono mai sentite accolte dai propri oggetti
primari, investiti da un'ideale reificato nella morte umana. Questo sembra rimanere l'unica manifestazione di un
sentimento di appartenenza che li vede coinvolti affettivamente solo in una
parte costruita per loro da un assioma dettato da altri.
Una lotta all'angoscia legata all'affetto
primario in cui non si sono potuti rispecchiare se non per la parte
dell'aggressività e della trscuratezza subita. Sembrano essersi identificati solamente nella parte
genitoriale della superiorità onnipotente, presente in strutture narcisistiche
gravi di personalità, per evitare l'angoscia dell'abbandono. Ruolo che poi si è
inevitabilmente riproposto nella vita adulta
rigenerandosi in odio e rancore distruttivo verso l'altro e
autolesionistico.
Una dipendenza affettiva indiscutibile ma
entro la quale ci si vede riconoscuiti finalmente in un ruolo interpretato in
un progetto che viene abbracciato perchè fa sentire soggetti e protagonisti. Molti lo saranno solo per una
volta, i kamikaze addestrati con l'obiettivo di morire e far morire, ma la situazione rappresenta ciò che per loro è
stato anelato fin dai primi periodi della vita di vita, essere al centro di un
contesto e attori di un grande evento. Come se fosse stato un percorso
precostituito per loro, un senso, distruttivo ancora una volta, ma pur sempre
un senso dato alla loro esistenza fatta di traumi e di ardore di riscatto da
una mancata antica accettazione e di una conseguente impossibile integrazione
sociale nel mondo.
Questa forma di dipendenza affettiva ha le
radici nella storia evolutiva del soggetto e man mano compone e conferma
aspettative e ruoli nel corso della crescita relazionale fino a consolidare un
modo di percepire e interagire con la realtà adatta a riempire quel vuoto
antico del soggetto che non potrà mai essere colmato del tutto.
E' qui che fa leva il precetto
indiscutibile dell'odio e del desiderio di morte, aderisce alle fragilità di
alcuni che, per loro struttura psichica ben si integrano nell'estremismo
ideologico di chi li può manovrare perchè fa sentire loro, almeno per una
volta, di appartenere a qualcosa.
Annalisa Pistuddi