FENOMENI

Miniblogger: quanti follower!

Dall'inserto DBeauty in edicola fino al 15 dicembre, con tutto il meglio del mondo beauty, ecco chi sono le beauty vlogger, cosa raccontano di sé e cosa pensa una psicoterapeuta e psicoanalista di questo fenomeno che arriva dall'America e dalla Francia
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Miniblogger: quanti follower!
I francesi le hanno battezzate con grazia youtubeuses beauté, più prosaicamente la lingua inglese le definisce beauty vlogger. Ma in ogni angolo del Pianeta colpisce l’età, ogni volta più tenera, di queste minuscole giornaliste di bellezza che postano (e interpretano) tutorial coi loro consigli di trucco, pettinature, cure per viso e corpo, il tutto condito da scorci di innocenti camerette... Incantevoli o irritanti? Poco importa. L’essenziale è che non si facciano del male, perché sono davvero piccole, talvolta persino meno di 10 anni. E sono tante: l’empowerment mediatico delle ragazzine è diventato una torta squisita, ormai tagliata in innumerevoli fette (sotto i 13 anni non si potrebbe creare un account YouTube, ma spesso i genitori se ne fanno garanti).

Qualche dato: il fenomeno delle beauty vlogger della scuola dell’obbligo è esploso negli ultimi due anni, specie nella fascia 9-15 anni, con più di 120 milioni di video cliccati ogni giorno e migliaia di seguaci, più o meno coetanee, che seguono con fedeltà queste media star in miniatura. Paesi d’elezione: gli Usa (arrivano a 12 milioni di seguaci e a 60 di visualizzazioni) e la Francia (fascia d’età tra 13 e 25 anni, totalizzano tra i 70 e i 700mila abbonati). Ma più che il numero, forse ora inquietano la loro serietà e competenza. Queste fanciulle sanno tutto, conoscono ogni novità, soprattutto dei marchi più consoni alla loro età e alla loro paghetta. Hanno una visione, per così dire, scientifica e del make up, padroneggiano gli ingredienti chimici e i fondamentali più ostici e professionali.

Racconta Giulia, 13 anni, che ha già programmato il suo curriculum (liceo linguistico, giornalismo, accademia di make up a New York) e che dalle elementari ha giocato con i lucidalabbra: «Fin da piccola ho capito il meraviglioso potere della cosmetica, ti cambia, ti fa sembrare un’altra persona. Quanto alla diffusione dei miei tutorial, non ho ancora deciso se postarli o no, perché le beauty vlogger oggi sono troppe e spesso pubblicano cose che gli adulti trovano poco serie». Lei stravede per correttori e fondotinta, per ciò che c’è ma non si vede. «Lo so, noi ragazzine dovremmo essere più creative, invece abbiamo una mente tecnica. Certo, la teoria non è tutto, ma se ne sei priva non sei autorevole».

Le fa eco Laura, 19 anni, che a 13 era beauty vlogger e che a un certo punto ha smesso di pubblicarsi. A scuola le compagne la prendevano in giro, forse era invidia, lei giura di non aver sofferto, le importa il giudizio della sua famiglia, non degli altri. «Volevo confrontarmi, era un divertimento, un diario, uno sfogo. E un interesse. A casa mi seguivano, il papà mi ha regalato il cavalletto, la mamma qualche trucco in più. Usavo una videocamera, l’iPhone non c’era. È un bel fenomeno», riflette, «la “piazza” è pulita, le ragazzine a volte ricevono i prodotti dalle aziende, ma dicono ciò che pensano, sono sgamate. E così portano qualcosa di lussuoso nella quotidianità delle persone normali. Vivono e offrono opportunità».

Ascoltando Giulia e Laura ci si accorge quanto siano determinanti il desiderio di condivisione e la cura della reputazione. Rischi? Annalisa Pistuddi, psicoterapeuta e psicoanalista, ha seguito da vicino la marcia trionfale della figlia di un’amica, Vanessa (che ha debuttato 17enne con il suo MagicoTrucco su YouTube, oggi 15mila visualizzazioni). «Tutto positivo, a patto che resti un gioco. Per i genitori potrebbe essere l’occasione per entrare in questo nuovo modo di comunicare, e capire meglio come si muove oggi una figlia. Per le ragazze potrebbe essere una palestra di autoaffermazione, lo stratagemma per proporsi agli altri senza il pericolo “fisico” della risposta immediata del gruppo. Così imparano presto a muoversi: ormai, se crescono secondo un modello troppo statico non creano interazione e non guadagnano fan».

Diciamocelo, queste youtubeuse non sono più bambine, secondo i canoni contemporanei sono già adolescenti. C’è però l’altra faccia della medaglia: l’illusione del successo, l’incapacità di tollerare il fallimento con conseguenti frustrazioni, l’obiettivo di raggiungere un grande pubblico che può generare un vuoto altrettanto grande».

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